Colori
Bianco – Nero
Emblema
Drago
Gonfalone
I colori bianco-nero sono disposti a quadri alterni e con impresso un drago
Personaggio storico
Cardinale Simone Paltanieri
Macchina da guerra
Catapulta
Bottega artigiana
Taverna, Scalpellini

La leggenda del Drago

Si narra che in un giorno qualunque, al primo sorgere del sole alcune famiglie si recarono sul monte fiorin per raccogliere legna mentre gli adulti lavoravano, i bimbi piu piccoli giocavano nelle vicinanze. Un bambibetto, forse spinto dall'ingenua curiosità, si allontanò dal gruppo e sotto i suoi piedi si aprì una viragine venendo inghiottito da un enorme serpente-drago.

Il rumore provocato dallo smottamento del terreno, attirò l'attenzione degli uomini che, radunatisi per capire la provenienza del boato, notarono la mancanza di un bimbo. Lo cercarono ovunque,ma di lui nessuna traccia, fino a quando notarono una cavità che prima non c'era e al suo interno i piccoli resti del bimbo tra le fauci del mostro.

Atterriti da quella scena, corsero dal parroco per chiedere una benedizione e ritornarono quindi sul luogo armati di forconi e tanta fede. Amara fu la scoperta di non trovare piu il drago ma al suo posto solo un' enorme cavità. Allora il sacerdote, dopo una benedizione, fece porre una lapide con inciso "in domino confido" in modo che quel drago non osasse piu tornare dagli inferi.

Cardinale Simone Paltanieri

Personaggio storico nato e cresciuto a Marendole. Singolare è la sua storia, infatti rifiutò la carica di vescovo nel 1256 per poi essere “creato” cardinale da papa Urbano IV nel concistoro del 17 dicembre 1261. Paltanieri partecipò al più lungo conclave della storia papale, durato ben tre anni, facendo parte della commissione delegata di soli 6 cardinali, che ebbe l'incarico di scegliere il nuovo pontefice.

Nel 1256 Paltanieri volle la costruzione della Pieve di Santa Giustina per la cui realizzazione fu utilizzata la trachite proveniente proprio dal Monte Fiorin.

Catapulta

Macchina d'assedio che sfrutta un braccio per scagliare con tiro curvo grosse pietre. E' costituita da due montanti verticali, disposta orizzontalmente c'è una matassa attorcigliata, in mezzo alla quale era piazzata l'estremità di un braccio di legno. L'altro capo del braccio era terminato da una specie di cucchiara in cui si mettevano dei blocchi di legno o di metallo, oppure dei liquidi infiammabili chiusi in un recipiente.

Per far agire la macchina, si abbassava il braccio orizzontalmente, piazzando il proiettile nella cucchiara e poi lo si liberava per mezzo dello scatto. Il braccio ritornava con forza e scagliava il proiettile, che continuando il movimento ricevuto dall'impulso, abbandonava il braccio e descriveva una parabola.

Taverna

L'ospitalità gratuita senza vitto, propria delle taverne, è stata da sempre la più diffusa specialmente fra i mercanti e fra i pellegrini che frequentavano le strade più importanti o si fermavano nelle città.

Queste erano soprattutto locali destinati ai ceti inferiori che fungevano sia da mescite che da botteghe di spaccio al minuto, anche se erano considerate dei luoghi malfamati, frequentate in prevalenza da persone di bassa condizione sociale, piccoli commercianti e contadini; mentre erano vietate a monaci e sacerdoti.

Nell'antichità la parola “taverna” veniva adoperata per indicare generi di locali diversissimi tra loro, dalla semplice osteria o botteguccia di merci varie alla locanda dove pernottare; sembra quindi legittimo supporre l'esistenza di innumerevoli varianti. Da fonti storiche sappiamo che le taverne non erano solo luoghi di mescita di vino o birra, ma in molti casi vi si affianca quella di posti di dogana e fungessero allo stesso tempo da magazzini, punti di commercio e di trasbordo, costituendo i nuclei originari di futuri mercati. A partire dai secoli XI – XII l'incremento del numero delle taverne si fece più rapido andando a interessare specialmente i centri amministrativi delle proprietà agricole, le corti dei capi tenuta e i villaggi rurali. Essi costituivano una sorta di mercati minimi, stadi antecedenti o nuclei originari di mercati e insediamenti come ne deriva dalle definizioni che si trovano dei diplomi del tempo: taberna cum mercato o taberna cum foro.

Scalpellini

"Scultore senza arte”. È questo che può sembrare a prima vista il mestiere dello scalpellino; operaio di cava che taglia la pietra e la lavora con le punte e lo scalpello per costruire opere in serie.

Il lavoro ha inizio con il segnare la parete rocciosa su cui realizzare le “cognare”, fenditure verticali praticare nella pietra dove infilare e barrere i panciotti per tagliarla ne l modo dovuto. Il taglio deve seguire le venature e il blocco che inizia a prendere forma viene distaccato dalla base praticando fenditure e cunei. Lo scalpellino osserva bene la pietra prima di lavorarla in maniera ordinata e precisa.

I singoli elementi architettonici potevano prendere forma già nella cava. Questo non deve sorprendere in quanto veri e propri disegni tecnici di cantiere venivano elaborati dallo scalpellino-capomastro.

Tornando alla lavorazione della pietra, si parte con la sbozzatura che consiste nel togliere l'eccesso di materiale per poi liberare la forma nel suo stato più grezzo. Questa operazione veniva eseguita in varie fasi: la prima eseguita in modo più grossolano con l'utilizzo di scalpelli a punta o a taglio; la seconda realizzata sempre tramite scalpelli, ma con una liena di taglio di misura inferiore. L'ultima fase della sbozzatura, detta prefinirura, si arriva gradualmente alla forma lasciando però all'opera uno spessore di materiale leggermente eccedente rispetto alla forma voluta (pelle) che servirà nella fase finale di levigatura per approntare le ultime modifiche texturali o per eliminare, a seconda delle scelte stilistiche intraprese, in modo più o meno accentuato i segni degli attrezzi. In questa fase oltre che con scalpelli ci si aiuta con il regolo, la squadra di ferro ed eventualmente con modelli per la sagomatura, ottenendo una maggiore precisione. A questo scopo venivano utilizzate anche asce con tagliente a punta, largo, o dentato, per finire con gradine (scalpello a più denti), pettini e bocciarde (martello con una placca davanti utilizzate per rendere meno scivolosa lasuperficie).